I falsi aumenti delle pensioni in base all’inflazione annua
Sotto ci sono gli aumenti medi per il biennio 2023-2024 …
FATE ATTENZIONE in pratica viene pagato l’adeguamento dell’inflazione delle pensioni BASSE riducendo l’adeguamento delle pensioni MEDIA in pratica gli aumenti come al solito sono sempre sulle spalle del CETIO MEDIO e di coloro che hanno maturato la pensione versando i contributi lavorativi per almeno 42 anni.
In pratica pagano sempre gli stessi togli al ceto medio e finanzia la povertà, stanno cercando di livellare le pensioni togliendo a chi percepisce un reddito LORDO di circa 2800 per aumentare le più basse ( ricordatevi che parliamo di LORDO ) che equivale a circa 2120 euro netti al mese
Inoltre, bisogna considerare che le pensioni in Italia sono tra le più basse d’Europa. Secondo i dati Eurostat, nel nostro Paese il tasso di sostituzione del reddito pensionistico rispetto a quello da lavoro è del 50%, ben al di sotto della media europea che si attesta intorno al 69%. Questo significa che molti pensionati ricevono cifre molto basse che non consentono loro di vivere dignitosamente.
Vi rimandiamo ai fatti con la pubblicazione del cedolino della Pensione del mese di Novembre 2023 e quello di Gennaio 2024 cosi potete vedere le differenze, ci sono state tasse aumentate come l’irpef Regionale e quello comunale di circa 100 euro pro-capite per coloro che superano un reddito LORDO ( Parliamo di lordo ) di circa 28.000 euro annui.
Cosa dice la Legge, finanza creativa di un’illuminato al potere.
L’articolo 58 del disegno di legge di bilancio in materia di “Revisione del meccanismo di indicizzazione per gli anni 2023 e 2024 ed estensione per le pensioni minime delle misure di supporto per contrastare gli effetti negativi delle tensioni inflazionistiche” ha ricevuto alcune modifiche nel suo percorso alla Camera dei deputati.
Rispetto al testo approvato dal Consiglio dei ministri nella seduta dello scorso 21 novembre, l’attuale impianto licenziato ha mantenuto a sei gli scaglioni di rivalutazione previsti per gli anni 2023 e 2024, con percentuali tuttavia diverse: 100, 85, 53, 47, 37 e 32%.
Rivalutazione al 100%
L’articolo 58, comma 1, lettere a) non è stato interessato da alcun emendamento.
Pertanto, resta fermo che, per il periodo 2023 – 2024, la rivalutazione automatica è riconosciuta al 100% per i trattamenti pensionistici pari o inferiori a quattro volte il trattamento minimo Inps.
Rivalutazione all’85%
Le pensioni di importo complessivamente pari o inferiore a cinque volte il trattamento minimo Inps scontano una rivalutazione all’85% (in luogo di quella all’80% prevista dal disegno di legge originario).
L’articolo 58, comma 1, lettera b) punto 1) (emendato) prevede che:
- Per le pensioni di importo “superiore a quattro volte il predetto trattamento minimo e inferiore a tale limite incrementato della quota di rivalutazione automatica spettante sulla base di quanto previsto dalla lettera a), l’aumento di rivalutazione è comunque attribuito fino a concorrenza del predetto limite maggiorato”;
- Per le pensioni di importo superiore a cinque volte il trattamento minimo Inps e inferiori a tale limite incrementato della quota di rivalutazione automatica, spettante sulla base della percentuale all’85%, l’aumento “di rivalutazione è comunque attribuito fino a concorrenza del predetto limite maggiorato” (ancora l’articolo 58, comma 1, lettera b) punto 1).
Rivalutazione al 53%
In luogo della precedente rivalutazione al 55%, il testo emendato prevede una percentuale al 53% per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a cinque volte il trattamento minimo Inps e pari o inferiori a sei volte il medesimo trattamento minimo.
Con riferimento alla prestazione “di importo superiore a sei volte il predetto trattamento minimo e inferiore a tale limite incrementato della quota di rivalutazione automatica” l’aumento è “comunque attribuito fino a concorrenza del predetto limite maggiorato” (articolo 58, comma 1, lettera b), punto 2).
Rivalutazione al 47%
I trattamenti pensionistici complessivamente superiori a sei volte il trattamento minimo Inps e pari o inferiori ad otto volte lo stesso trattamento minimo, sono destinatari di una rivalutazione al 47% (in precedenza fissata al 50%).
Per le pensioni di importo superiore a otto volte il già menzionato trattamento minimo e inferiori “a tale limite incrementato della quota di rivalutazione automatica spettante sulla base di quanto previsto dal presente numero, l’aumento di rivalutazione è comunque attribuito fino a concorrenza del predetto limite maggiorato” (articolo 58, comma 1, lettera b), punto 3).
Rivalutazione al 37%
L’articolo 58, comma 1, lettera b), punto 4) prevede una rivalutazione del 37% (in luogo della precedente al 40%) per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a otto volte il trattamento minimo Inps e pari o inferiori a dieci volte il medesimo trattamento minimo.
Per le pensioni “di importo superiore a dieci volte il predetto trattamento minimo e inferiore a tale limite incrementato della quota di rivalutazione automatica spettante sulla base di quanto previsto dal presente numero, l’aumento di rivalutazione è comunque attribuito fino a concorrenza del predetto limite maggiorato” (articolo 58, comma 1, lettera b), punto 4).
Rivalutazione al 32%
La Manovra 2023 prevede una rivalutazione del 32% per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a dieci volte il trattamento minimo Inps.
Nel testo approvato dal Consiglio dei ministri la medesima rivalutazione era fissata al 35%.