«Risulta dall’esame degli atti che, contrariamente a quanto si desume dalle prospettazioni del denunciante, le iniziative giudiziarie […] avevano preceduto e non seguito la decisione di “scendere in campo” (Carlo Bianchetti, giudice per le udienze preliminari di Brescia, ordinanza di archiviazione della denuncia, 15 maggio 2001).»

Roberto Formigoni ha ricevuto due condanne per diffamazione, ed è stato condannato nel 2016 in primo grado a sei anni per il reato di corruzione nel processo con al centro la fondazione pavese Maugeri.[52]
Successivamente in appello è stato condannato a sette anni e sei mesi.La sua attività politica si conclude con la condanna definitiva, emessa dalla Corte Suprema di Cassazione il 21 febbraio 2019, a 5 anni e 10 mesi di reclusione per corruzione[48]. In conseguenza di tale sentenza, dal 22 febbraio al 22 luglio 2019 è stato recluso nel carcere di Bollate e poi agli arresti domiciliari

Claudio Scajola , precisiamo che non è MAI stato arrestato ma ha avuto innumerevoli provedimenti penali che elenchiamo ( Fonte wikipedia )
I procedimenti che lo hanno visto coinvolto:
- 4 volte è stato assolto (tangenti, finanziamento illecito per Villa Ninina, ricettazione, finanziamento illecito per la vendita dello studio della moglie);
- 6 volte è stato archiviato (associazione a delinquere, corruzione internazionale, sottrazione illecita di atti, ricettazione per detenzione illecita, falso/peculato, peculato d’uso);
- 3 volte è stato prescritto (finanziamento a singolo parlamentare nel Caso Anemone – dopo essere stato assolto -, abuso edilizio per Villa Ninina e concorso colposo in omicidio colposo nel Caso Biagi);
- 1 volta si è presentato come testimone (Caso Mose);
- ha 1 condanna in primo grado a 2 anni di reclusione (procurata inosservanza della pena nel Caso Matacena).
Caso Anemone: prescritto dopo assoluzione (2010-2014)
Nel 2010 la Guardia di Finanza trova traccia di assegni circolari per circa 900 000 euro, tratti da un conto corrente bancario intestato ad un professionista vicino al gruppo presieduto dall’imprenditore romano Diego Anemone (coinvolto in un’inchiesta secondo la quale il gruppo avrebbe ricevuto appalti pubblici dalla Protezione civile quali frutti di corruzione). Interpellate in proposito, le beneficiarie degli assegni[72] hanno affermato di averli ricevuti per la vendita a Scajola di un appartamento a Roma, in Via del Fagutale, davanti al Colosseo. Scajola ha negato queste circostanze ribadendo in più occasioni di aver pagato l’immobile con i 610 000 euro attestati nell’atto notarile e di tasca propria, per i quali ha contratto regolare mutuo.[73]
Sotto la pressione di questa vicenda il 4 maggio Scajola si è dimesso da ministro motivando la sua decisione con la volontà di difendersi dalle accuse.[74] Nelle spiegazioni della propria estraneità ai fatti Scajola ha dichiarato che, se gli assegni esistono e sono stati riscossi per il pagamento della casa, evidentemente una parte della casa gli è stata pagata “a sua insaputa”, frase che verrà poi ripresa numerose volte dalla satira del tempo. Il 29 agosto 2011 la procura di Roma ha aperto un’indagine sull’ex ministro per la vicenda della casa.[75][76][77][78][79][80][81]
Il 16 dicembre 2011 si viene a conoscenza che la Procura di Roma ha citato direttamente a giudizio, davanti al tribunale monocratico, l’ex ministro e Diego Anemone. Scajola sarà processato per finanziamento illecito ad un singolo parlamentare.[82] Il 7 gennaio 2013 il GIP archivia le accuse mosse a Scajola per la vicenda del Porto di Imperia decretandone l’estraneità da ogni reato.[83] Il 27 gennaio 2014 viene assolto perché il fatto non costituisce reato per la questione della casa in zona Colosseo[84] e il 31 ottobre la corte d’appello dichiara la prescrizione.[85]
Associazione a delinquere per il porto di Imperia: archiviato (2010-2013)
Nel novembre 2010 riceve un avviso di garanzia dalla Procura di Imperia per associazione a delinquere nella realizzazione del porto della città. Secondo l’accusa la concessionaria Porto Imperia spa avrebbe affidato i lavori del porto all’Acqua Marcia di Francesco Bellavista Caltagirone, indagato anche per truffa. Il 7 gennaio 2013, su richiesta della procura, il gip Massimiliano Botti decide di archiviare il caso perché non c’è stata l’associazione a delinquere.[86][87]
Corruzione internazionale con Finmeccanica: archiviato (2012-2015)[modifica | modifica wikitesto]
Il 23 ottobre 2012 viene indagato con l’accusa di corruzione internazionale: avrebbe fatto da tramite tra il governo brasiliano (in particolare il ministro della difesa Jobin) e Finmeccanica per la vendita (mai realizzata) di fregate Fremm al Brasile.[88] Il 30 gennaio 2015 viene archiviato su richiesta del PM Henry John Woodcock, lo stesso che lo aveva accusato.[89]
La ristrutturazione di Villa Ninina: assolto (2013-2018)
Il 18 aprile 2013, in seguito a una perquisizione nella sua villa di Imperia, viene indagato con l’accusa di abuso edilizio e finanziamento illecito: i pagamenti per la ristrutturazione della sua villa secondo l’accusa sarebbero stati inferiori (1,5 milioni di euro) al valore degli interventi compiuti (3 milioni).[90]
Il 26 maggio 2014 il pm Borgoglio chiede il rinvio a giudizio per Scajola e per il proprietario dell’azienda che ha effettuato i lavori.[91][92] Il processo prende il via il 9 gennaio 2015.[93]
Nel febbraio del 2018 viene assolto «perché il fatto non sussiste» dalle accuse di finanziamento illecito a singolo parlamentare insieme al costruttore Ernesto Vento per il presunto sconto ricevuto per la ristrutturazione della sua residenza e di arricchimento patrimoniale in capo al singolo parlamentare per il ritardo nel pagamento di questi lavori.[94]
Abuso edilizio: archiviato per prescrizione (2013)
Il 9 agosto dello stesso anno il pm di Imperia Alessandro Borgoglio chiede l’archiviazione in relazione all’accusa di abuso edilizio per sopraggiunta prescrizione; le violazioni edilizie riguardavano la casetta di vigilanza e un tendone.[95]
Sottrazione illecita di atti e ricettazione: archiviato e assolto (2013-2015)
Il 1º dicembre 2012 Claudio Scajola, il Senatore Franco Orsi, i consiglieri regionali liguri del Pdl Marco Melgrati, Luigi Morgillo, Marco Scajola e Roberta Gasco firmano la mozione di sfiducia nei confronti dei due coordinatori regionali del partito Eugenio Minasso e Michele Scandroglio,[96] colpevoli secondo Scajola di non averlo sostenuto in riguardo ai suoi guai giudiziari e durante il coordinamento regionale, oltre a loro due, attacca anche Sandro Biasotti e Luigi Grillo: “So tutto di voi per gli incarichi istituzionali che rivestivo, conosco i vostri segreti, anche se non ho mai utilizzato le vicende delicate che vi riguardano contro di voi”.[97]
Il 18 aprile 2013, cessate le sue prerogative parlamentari, nella sua abitazione di Villa Ninina a Imperia gli vengono sequestrati documenti raccolti negli anni in cui era Ministro dell’Interno e a capo del Copasir riguardanti l’ex parlamentare e coordinatore regionale del Pdl Eugenio Minasso e in seguito trasferiti per competenza alla procura di Roma.[91]
Nell’aprile 2015 il pm di Roma Sergio Colaiocco chiede l’archiviazione delle accuse per «sottrazione illecita di atti»: Scajola poteva conservare quelle carte perché non erano classificate come segrete o riservate.[86][98]
In riguardo all’informativa riguardante il presunto utilizzo di cocaina da parte del rivale Minasso,[99] il 2 luglio seguente Scajola viene assolto dall’accusa di ricettazione dal Tribunale di Imperia perché il fatto non sussiste.[100]
Ricettazione per detenzione illecita: archiviato (2013-2016)
Il 30 luglio 2013 finisce sotto inchiesta con l’accusa di ricettazione per la detenzione illecita di un’anfora romana nella sua villa di Imperia; al momento del sequestro sua moglie esibisce il permesso di regolare detenzione dell’anfora che viene comunque sequestrata.[101]
Nel marzo 2015 viene richiesta l’archiviazione da parte dello stesso PM che aveva avviato il procedimento[86] poi ottenuta il 18 gennaio 2016.[102]
Finanziamento illecito per la vendita dello studio della moglie: assolto (2013-2018)
In seguito alla stessa perquisizione del 30 luglio 2013 viene indagato con l’accusa di finanziamento illecito per la mancata vendita dello studio della moglie a Oneglia a Silvano Montaldo, vice presidente della provincia di Savona e commercialista di Scajola, dopo il versamento sospetto di una caparra di 50.000 euro mai restituita.[103][104] Nel febbraio 2018 è stato assolto.[105][106]
Caso Matacena: 2 anni in primo grado (2014-2020)
L’8 maggio 2014 viene arrestato dalla DIA di Reggio Calabria con l’accusa di aver agevolato la latitanza verso il Libano dell’ex deputato Amedeo Matacena.[107][108]
Il 13 giugno 2014, dopo 36 giorni di reclusione nel carcere di Regina Coeli, il tribunale del Riesame di Reggio Calabria gli ha concesso gli arresti domiciliari accogliendo in parte il ricorso dei suoi legali, Giorgio Perroni ed Elisabetta Busuito. Resta invece in carcere Chiara Rizzo, la moglie di Amedeo Matacena.[109] Nel dicembre 2018 il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo con un’ordinanza ha riqualificato il capo d’imputazione, contestando a Scajola di avere agevolato un’associazione segreta collegata ad associazione di tipo mafioso ed armata… consentendo, o comunque agevolando, condotte delittuose diversificate.[110][111] Il 4 novembre 2019 il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, pur escludendo l’aggravante mafiosa, ha chiesto la condanna di Scajola a quattro anni e sei mesi di reclusione per aver aiutato l’ex parlamentare berlusconiano, ancora oggi latitante a Dubai. Il 24 gennaio 2020 viene condannato a 2 anni di reclusione con sospensione condizionale della pena per procurata inosservanza della pena mentre risulta caduta l’aggravante mafiosa.[112][113]
Caso Biagi: prescritto (2014-2015)
Dimessosi nel 2002 in seguito alle polemiche sul caso della morte di Marco Biagi, il 21 maggio 2014 la procura della Repubblica di Bologna con il pm Antonello Gustapane riapre le indagini,[114] a danno di Scajola, per il reato di “concorso colposo in omicidio colposo” in riferimento alla negata assegnazione della scorta al professore. Infatti, dai documenti ritrovati e sequestrati il 9 luglio 2013 a casa di Luciano Zocchi segretario del ministro, emerge che l’allora ministro degli interni era a conoscenza e consapevole delle minacce cui era sottoposto il giuslavorista.[115][116]
Parallelamente la procura della Repubblica di Roma indaga l’ex ministro per sottrazione di atti dal Viminale, tra cui delicati dossier,[117] il cui ritrovamento ha permesso, anche, di riaprire il “Caso “Biagi”.[118]
Il 26 febbraio 2015 a Scajola e a Gianni De Gennaro, l’allora Capo della Polizia, viene notificato un atto in cui si chiede a una sezione speciale del tribunale di Bologna di interrogarli per sapere se intendono o meno avvalersi della prescrizione (scattata nel 2008).[119] A maggio viene confermato che le accuse sono prescritte.[120]
Testimone nel Caso Mose (2015)
Il 5 novembre 2015 viene chiamato a testimoniare al Tribunale di Milano riguardo al Caso Mose e al ruolo avuto da Marco Milanese.[121]
Falso e peculato: archiviato (2015)
Nel dicembre 2015 viene archiviato dal gip su richiesta della procura dall’accusa di falso e peculato nell’indagine che coinvolge i quattro poliziotti della sua scorta che avrebbero accompagnato illegittimamente con auto di Stato Chiara Rizzo, moglie di Matacena.[102]
Indagine per peculato d’uso: archiviato (2019-2020)
Il 23 luglio 2019 è stato indagato per peculato d’uso con il suo autista: la procura di Imperia ha infatti contestato l’uso dell’auto di servizio del Comune per scopi personali.[122][123] Nel luglio 2020, il pm ha chiesto l’archiviazione.[124]
Minacce a un comandante dei vigili (2023)
Nel giugno del 2023 viene indagato dalla procura di Imperia per minaccia a pubblico ufficiale che avrebbe rivolto al comandante della polizia municipale

Giancarlo Galan
L’arresto
Dopo il dibattito la Camera, con scrutinio segreto richiesto dal gruppo di Forza Italia, approva la relazione Rabino (Scelta Civica per l’Italia) favorevole alla concessione dell’arresto non ravvisando il fumus persecutionis con 395 sì, 138 no e 2 astenuti (535 presenti su 630).
In sede di dichiarazione di voto si esprimono a favore: Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Scelta Civica per l’Italia, Sinistra Ecologia Libertà, Lega Nord, Per l’Italia, Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale e le tre componenti del Gruppo misto: Libertà e Diritti – Socialisti Europei (LED), Minoranze linguistiche, Centro Democratico, mentre si schierano contro: Forza Italia, Nuovo Centrodestra e le due componenti del Gruppo misto: Partito Socialista Italiano, Movimento Associativo Italiani all’Estero–Alleanza per l’Italia.
Dopo poche ore Galan viene dimesso dall’Ospedale di Este (Padova) e dalla sua casa di Cinto Euganeo viene trasportato nel carcere di Opera (Milano).[41]
Il patteggiamento per corruzione
Il 9 ottobre 2014, dopo 78 giorni di carcere il GIP firma i domiciliari per Galan che patteggia una pena di 2 anni e 10 mesi restituendo 2,5 milioni di euro (a fronte di un maltolto di oltre 15 milioni) accolta dai PM e confermata dal GIP insieme con 19 dei 35 indagati -tra cui l’ex commercialista e l’ex segretaria Minutillo – estinguendo definitivamente il procedimento a suo carico.[42]